Premesso che non so a chi tu ti riferisca e quale vicenda ti abbia sollecitato questo sfogo, cercherò di esprimere cosa intendo con la mia frase, anche se ammetto che istintivamente succede che venga voglia di reagire così davanti ad alcuni lavori presentati come arte.
Conta l'intenzione, il prima e il poi, cioè capire/sapere/sentire il motivo per cui nasce quel dato screen-shot presentato, il percorso di ricerca che lo ha preceduto e il senso che esso acquisisce e ciò che può voler indicare.
Non so a che artista tu ti sia riferita, ma prima di ironizzare sulla parola, seppure abusata, ci si può chiedere cosa l'abbia spinto/a a fare quel gesto che a noi può anche parere una semplice e banale cazzata.
Anche un taglio nella tela era apparso così.
Uno screen-shot non è solo un tasto premuto. Contiene senso: nella scelta di farlo, nel su cosa lo si fa, nella sua estetica interna, nelle possibili letture dei contenuti catturati, nel come cambia il contenuto da uno all'altro, nel...
E anche da come si guarda e come si reagisce davanti a quel semplice gesto.
Davanti alla pluralità dei linguaggi odierni ci sono diversi atteggiamenti con cui si può reagire. O sentirsi presi per il culo e stigmatizzare chi ci si fa sentire così, o decodificare i gesti, dando per scontato che anche gli altri applichino una loro intelligenza e sensibilità quando fanno qualcosa, al di là che ci possa piacere, interessare, o che noi la si ritenga una banalità. Ogni inezia se isolata e analizzata può diventare oggetto di indagine e di ricerca, sia estetica che filosofica. Conta l'intenzione, il prima e il poi. Se ciò che questa persona ha fatto prima dello stamp è privo di senso e di spessore, se ciò che questa persona dice con lo stamp non acquisisce spessore anche dai suoi pensieri/atti precedenti, se questa persona dopo quello stamp sembra continuare a giocarci senza nulla aggiungere di determinante, allora solo potresti forse ironizzare sul suo gesto. ma disprezzando un gesto altrui non acquisisci più meriti sui tuoi gesti né più certezza su cosa sia o non sia Arte...
Voglio
pensare che ognuno nella propria ricerca creda nel senso dei propri
gesti, che essi ci interessino o meno. Di sicuro la parola "artista"
è abusata e stiracchiata per indicare persone che ci marciano,
basterebbe forse chiamarli ricercatori visivi. Uno stamp è un luogo
di una diversa estetica e saperne guardare il senso apre ad altri
percorsi d'indagine. Io ne faccio uso, ma non abuso. Non deve restare
un riquadrare elementi fine a se stesso. Ma uno stamp bene agito ha
la stessa valenza di un collage di poesia visiva, con uno spostamento
del mezzo utilizzato. Come ci sono dei collages insulsi, dei disegni
insulsi, dei quadri insulsi, così ora ci saranno degli stamp
insulsi, ma chi li ha fatti e li divulga ci ha creduto, e se non si
ha le prove che il suo prima, la sua intenzione, e il suo poi
facciano proprio acqua, semplicemente gli si lasci la libertà di
esprimersi, rispettando la diversità del suo linguaggio. Che poi la
definizione di artista abbia ormai smarrito i suoi contenuti anche
sociali, questo è tutta un'altra riflessione. Scusa se mi sono
dilungata, ma se ti avessi risposto con una semplice frase o una
battuta non avrei avuto rispetto per la tua domanda e rispetto per il
mio pensiero. Buon lavoro di ricerca. raffo
(in risposta a
Corona Perer, di Sentire, giugno 2014)