venerdì 17 luglio 2009

About STAMPixel

Sent: Friday, March 18, 2005

> caro Claudio, non sono sparita di nuovo, ma sono giorni affastellati tra una mostra e l'altra. Sabato ho esposto per la prima volta alcune delle immagini di nuova nascita ed hanno suscitato curiosità e interesse. Ma io non mi sentivo pronta e tutt'ora sono convinta che la natura di queste immagini per essere letta nel modo corretto debba trovare altro luogo di nascita. Altra luce. Mi sento limitata nella conoscenza di ciò che mi accade attorno nei nuovi linguaggi, e per questo non in grado, se non in una vaga intuizione, di supportare il mio file e i suoi strappi. Ciò che di particolare mi piace di queste immagini è che ribaltano il concetto di reale e virtuale, o almeno così mi sembra. Ricordo che all'ultimo anno di accademia mi arrovellavo sull'idea della falsa conoscenza così diffusa nel mondo dell'arte. Si presume di "conoscere" perchè si è vista qualche riproduzione di quadri in quello che io chiamo “formato Fabbri”: la famosa enciclopedia d'arte che non riportava nemmeno le misure delle opere. "Conosco il tuo lavoro, ho visto un catalogo". Molto viene inventato nella propria mente come proiezione di un immaginario più o meno raffinato in grado o meno di avvicinarsi a quella che "dovrebbe" essere la reale natura di un'opera. Ricordo la prima volta che in Germania vidi dal vivo un'opera di Malevich. Capii di non "conoscere null'altro che ombre proiettate nella mia mente. Così cominciai a graffiare pellicole di diapositive scrivendo una sorta di diario segnico leggibile solo con la proiezione luminosa, e impossibile da riprodurre in cataloghi o altri luoghi di divulgazione che ne falsassero la natura. Le beghe in tipografia per un colore che non assomiglia alla foto del quadro....Che senso ha? Quando dipingevo ricordo le incazzature per un rosso mal riuscito in stampa...Ma già la foto era il primo orecchio di un lungo telefono senza fili, un passa parola che rende falso ciò che si conosce. Per quelle diapositive graffiate, (e per la mia mostra tascabile racchiusa in una scatoletta) quasi fui cacciata dal corso. Per arrivare al diploma feci la piega e portai i dieci lavori finali richiesti....Ma già non mi appartenevano più.
Con le mie concrezioni ho potuto litigare meno con i tipografi: il colore uguale non è così basilare, ma la questione è sempre rimasta in un angolo del mio cervello. Infatti quando studiai il mio primo catalogo nel '98 pubblicai una serie di piccole immagini tipo catalogo per corrispondenza, anzichè immagini ben visibili, che dessero a chi leggeva la presunzione di dire " conosco il tuo lavoro". Poi i galleristi mi misero alle strette....
Ma ora il tarlo torna. Ho trovato delle immagini di luce, come le antiche diapositive, delle immagini che sono reali e veramente conoscibili nel regno del virtuale dove nascono. Se io invio via e.mail la foto di una mia concrezione, invio un'ombra, se io invio un'immagine nata direttamente dal computer, invio il reale di quell'opera, che diventa un'ombra falsa solo quando le cerco un qualsiasi altro supporto per esporla...Ma forse è giocoforza cercarlo, ed emularne l'aspetto estetico e cromatico con inchiostri e carte e tele e i supporti i più disparati. E ognuno di essi sarà l'ennesima ombra.
Ma nel più attuale e diffuso sistema di comunicazione di adesso le mie immagini saranno vere, senza false letture, senza mediazioni e traduzioni distorte. E questo mi piace. Poi non so ancora se è un gioco destinato a sgonfiarsi, o se veramente posso dire di aver trovato il modo di lavorare a quattro mani direttamente con il codice binario, seppur approfittando di una sua involontaria svista...



E' che finora le ombre su carta o su tela che ne ho ricavato non mi soddisfano. Travisano. Sviano. E hanno cromìe non mi appartiengono.
Mi sa che mi vado a infognare in un percorso economicamente insostenibile e assolutamente travisabile, finendo con stampare... copriletti e tende, anzichè dire ciò che vorrei! Ma nemmeno il lato decorativo-commerciale riuscirei a far fruttare...
Eppure concettualmente il file che strappa e si autocompleta continua ad avere in sé un grande potenziale, sono io tecnologicamente inadeguata per trarne il meglio e temo saranno i computer stessi ad impedirmi di proseguire oltre lungo questo percorso. Presto mi chiuderanno fuori dai loro errori di programmazione, riconducendomi forzatamente entro binari predeterminati, senza vie di "strappo".

lunedì 13 luglio 2009

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